Archivio della categoria ‘Articoli scientifici’
UNA BUONA NOTIZIA: IL JOURNAL OF DENTAL SLEEP MEDICINE E’ ACCESSIBILE A TUTTI, GRATIS!
La American Academy of Dental Sleep Medicine (AADSM) è la più antica e la più grande delle associazioni di medicina dentale del sonno, e molti colleghi americani hanno un’esperienza più che ventennale nell’utilizzo di apparecchi orali nella terapia delle apnee ostruttive.
Dall’inizio del 2014 la AADSM pubblica una rivista scientifica, il Journal of Dental Sleep Medicine, che è la prima al mondo ad essere interamente dedicata alla terapia della OSA con apparecchi orali. L’abbonamento era riservato ai soci iscritti alla AADSM fino a marzo 2015. Da aprile la rivista è diventata open source, quindi accessibile a tutti online nel sito
Buona lettura a tutti i colleghi interessati alla terapia con Oral Appliances!
Nuove linee guida USA sulla tonsillectomia
Sono state pubblicate da poco le Linee guida della Accademia Americana di Otorinolaringoiatria sulla tonsillectomia.
Dato che si tratta di uno fra gli interventi chirurgici più effettuati in USA (e in numerosi paesi del mondo), il lavoro di definizione di queste guidelines è stato molto esteso e complesso, e il documento che ne risulta è molto articolato. Vi riassumiamo brevemente alcuni fra gli aspetti più interessanti per chi si occupa di medicina del sonno…………
Russare più forte causa più apnee del sonno
La relazione fra intensità del russamento ed entità dei disturbi respiratori del sonno è l’oggetto di un interessante studio di Maimon e Hanly, pubblicato da poco sul Journal of Clinical Sleep Medicine.
Chi russa più forte non disturba solo chi dorme vicino a lui ( soprattutto se in un rifugio di montagna come nel disegno qui sopra), ma anche se stesso: infatti ha una probabilità di avere disturbi respiratori del sonno che è tanto maggiore quanto più intenso è il russamento.
Il rumore del russamento è prodotto dalla vibrazione che apre e chiude le strutture molli delle alte vie respiratorie (palato molle, base della lingua, pareti laterali della faringe, epiglottide), e questo fenomeno si verifica proprio perchè le vie respiratorie sono ristrette. Quindi risulta intuitivo che eventi ostruttivi più frequenti siano associati a russamento più forte. Tuttavia gli studi su questa relazione sono pochi, e di solito sono stati effettuati su piccoli gruppi di soggetti.
Lo studio che vi segnaliamo oggi è di tipo prospettico, ed ha seguito un gruppo di 1643 persone di entrambi i sessi per due anni. Il sonno di tutti i soggetti è stato esaminato, oltre che con questionari anamnestici, con una polisonnografia eseguita in laboratorio. L’intensità del russamento è stata valutata con un fonometro digitale.
L’intensità del russamento è stata misurata in decibel (dB). Nell’interpretazione dei risultati è importante sapere che……..
Obesità infantile 4: i bambini che dormono meno ingrassano di più
Un articolo appena pubblicato su Pediatrics ribadisce che nei bambini che dormono meno si ha un incremento del peso corporeo. Vi rimandiamo a questo proposito anche agli articoli scientifici sullo stesso argomento citati nella bibliografia del sito, e agli articoli pubblicati sul sito (tags: obesità infantile, deprivazione di sonno).
Sono stati studiati 300 bambini fra 4 e 10 anni. Dormivano in media 8 ore (meno delle 10 ore raccomandate per quella fascia di età). E’ stato valutato il peso corporeo in funzione delle ore di sonno dormite, ed è risultato che i bambini che dormivano di meno e avevano gli orari di sonno più irregolari avevano un rischio 4,4 volte maggiore di essere obesi rispetto alla media. Interessante il fatto che i bambini con le stesse ore di sonno quotidiane, ma che recuperavano nel fine settimana parte delle ore perse, il rischio di riduceva alla metà (2,2 volte).
Uno degli autori, David Gozal dell’Università di Chicago, attribuisce queste differenze di peso all’azione, già nota, del sonno su due sostanze che regolano l’appetito: la privazione del sonno aumenta la Grelina (che aumenta l’appetito) e diminuisce la produzione di Leptina (che dà il senso di sazietà). Il soggetto che dorme meno ha quindi più appetito anche di giorno, mangia di più e quindi aumenta di peso.
L’autore riassume anche altri effetti benefici del sonno sui bambini: maggior capacità di attenzione, abilità di apprendimento, migliore memoria, e conclude: se volete che i vostri figli siano felici e abbiano successo, date la priorità al sonno.
Per leggere un ampio commento all’articolo, e l’intervista a D. Gozal, cliccate sul link qui sotto:
Medical News: More ZZZs Linked to Healthier Kids – in Pediatrics, Obesity from MedPage Today.
Modifiche facciali dopo terapia con la CPAP
La terapia con la CPAP (Continuous Positive Airway Pressure) è stata proposta da Colin Sullivan e dal suo gruppo nel 1981, si è diffusa lentamente all’inizio e poi è diventata in una decina d’anni il punto di riferimento (“gold standard”) per la terapia della sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS).
Si tratta di un sistema concettualmente molto semplice e geniale: dato che la malattia è causata dal collabimento delle pareti della faringe, la macchina le tiene aperte aumentando la pressione dell’aria respirata; in pratica la faringe viene gonfiata come si fa con un palloncino.
Da quando questa terapia si è diffusa i dati sulla efficacia si sono accumulati (fino alle recenti scoperte sulla reversibilità delle lesioni cerebrali). L’unico aspetto negativo molto noto è che si tratta di una terapia impegnativa e spesso difficile da seguire per tutta la vita. Il paziente deve essere estremamente motivato, e in pratica questo è possibile solo nelle forme severe della malattia, e anche in queste non sempre si riesce ad ottenere una buona aderenza alla terapia.
Nel numero di ottobre 2010 di Chest, la rivista dello American College of Chest Physicians, è stato pubblicato un articolo del gruppo di Alan Lowe sulle alterazioni della morfologia della faccia provocate dalle maschere facciali della CPAP. Si tratta di un aspetto finora poco o nulla considerato di questa terapia………
Disturbi del sonno in pazienti con malattie reumatiche
Questo articolo, pubblicato in settembre 2010 sul Journal of Clinical Rheumatology, descrive uno studio anamnestico effettuato su 423 pazienti consecutivi della clinica reumatologica di un ospedale universitario canadese.
A tutti questi pazienti è stato chiesto di rispondere ad una serie di questionari specifici per diversi disturbi del sonno: OSAS (questionario di Berlino), sonnolenza diurna (ESS), qualità del sonno (PSQI), Sindrome delle gambe senza riposo (criteri diagnostici). Inoltre è stato somministrato il questionario CES-D per la valutazione della depressione.
I risultati delineano una prevalenza di sintomi dei disturbi del sonno notevolmente più elevata che nella popolazione generale:
- 25,7% dei soggetti presentava eccessiva sonnolenza diurna (ESS maggiore di 10)
- 67,3% segnalava una qualità scadente del sonno (PSQI maggiore di 5)
- 35,2% aveva un alto rischio di apnea del sonno (punteggio elevato al questionario di Berlino)
- 24% dei partecipanti presentava i sintomi della Sindrome delle gambe senza riposo (RLS)
I pazienti con punteggi elevati alla scala di Epworth e al PSQI presentavano punteggi significativamente peggiori nella valutazione di dolore, stanchezza, depressione, stress e nella situazione generale: in sostanza la malattia reumatica risultava peggiore nei pazienti con sonno più disturbato.
Le conclusioni degli autori sono che nei pazienti reumatici appare probabile una elevata prevalenza di disturbi del sonno misconosciuti: ipersonnolenza, scarsa qualità del sonno e probabilmente disturbi respiratori del sonno. Il suggerimento è di includere una valutazione del sonno nell’inquadramento standard delle malattie reumatiche. Questa valutazione dovrebbe comprendere la ESS e i criteri per la RLS.
Potete leggere l’abstract dell’articolo cliccando sul link qui sotto:
Hypersomnolence and sleep disorders in a rheumatic disease patient population
Un ampio commento all’articolo è stato pubblicato sul Corriere della Sera:
OBESITA’ INFANTILE 3: è associata ad obesità grave nell’adulto
Questo studio, appena pubblicato sul Journal of the American Medical Association, ha coinvolto quasi 9000 ragazzi, che avevano da 12 a 21 anni nel 1996; all’inizio dello studio sono stati misurati peso e altezza di tutti i soggetti.
I valori sono stati di nuovo misurati nel 2001-2002 e poi nel 2007-2009. L’obesità è stata definita per i giovani sotto i 20 anni come peso uguale o superiore al 95° percentile; per gli adulti come BMI superiore a 30. Obesità grave è stato considerato per i ragazzi un peso sopra al 120° percentile; per gli adulti un BMI superiore a 40.
Il risultato più significativo è che i ragazzi che sono obesi fra 12 e 21 anni hanno una probabilità molto elevata di avere una obesità grave da adulti: il 37% per i maschi, il 51,3% per le femmine. Il coefficiente di rischio rispetto ai non obesi è di 16 volte.
Ricordiamo che l’obesità grave è talmente correlata ad altre patologie metaboliche e cardiovascolari da essere considerata essa stessa una malattia (“morbid obesity”).
Potete leggere un commento/riassunto su Medical News:
Oppure l’abstract dell’articolo direttamente sul numero appena uscito del JAMA:
Lesioni organiche del cervello dovute alla apnea del sonno
Il gruppo di ricerca sulle neuroscienze e il Centro del Sonno dell’Ospedale San Raffaele di Milano hanno appena pubblicato sullo American Journal of Respiratory and Critical Care Medicine un articolo importante sulle conseguenze anatomiche della Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS).
Lo scopo dello studio era valutare i deficit neuro-psicologici provocati dalla OSAS grave e la loro correlazione con cambiamenti strutturali del cervello, e soprattutto la eventuale reversibilità di queste lesioni con la terapia.
Sono stati studiati 17 soggetti con OSAS grave (AHI maggiore di 30 e un notevole livello di ipossiemia), non ipertesi e non affetti da altre patologie che possano provocare lesioni cerebrali, e senza deficit cognitivo grave. Il gruppo di controllo era costituito da 15 soggetti di età e genere paragonabili, sani, con AHI minore di 5.
Tutti i soggetti sono stati sottoposti a polisonnografia; inoltre sono stati effettuati test neurofisiologici per valutare i diversi aspetti della funzione mentale, Scala di Epworth della sonnolenza (ESS), test per la valutazione della depressione, e alla Risonanza Magnetica Nucleare per valutare la presenza di lesioni organiche.
Nei soggetti con Apnea del Sonno è stato riscontrato un risultato peggiore, rispetto ai controlli, in quasi tutti i test neurocognitivi, nella sonnolenza, nell’umore e nei test per la valutazione della qualità di vita globale. Questi effetti erano già noti. Nuova invece la definizione, molto precisa, delle aree cerebrali in cui la risonanza magnetica ha identificato una lesione organica (riduzione di volume della materia grigia): l’ippocampo di sinistra, la parte posteriore della corteccia parietale di sinistra e il giro frontale superiore di destra.
Ma soprattutto questo lavoro ha per la prima volta dimostrato che queste lesioni possono essere reversibili: tutti i soggetti sono stati sottoposti a terapia con CPAP per tre mesi, e le modificazioni organiche sono completamente regredite. Gli autori sottolineano, fra le implicazioni della ricerca, la possibile importanza di questi risultati nel motivare i pazienti a seguire correttamente la terapia.
Potete leggere l’abstract dell’articolo sullo AJRCCM cliccando sul link:
http://171.66.122.149/cgi/content/abstract/201005-0693OCv1
Un ampio commento è anche riportato sulla rivista medica online “Medilexicon News”:
MediLexicon News – Sleep Apnea Linked To Cognitive Difficulties And Deficits In Gray Matter.