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Articoli per la parola chiave ‘disturbi respiratori del sonno’

Il tema di questo convegno, che si terrà a Pescara il 26-27 febbraio 2015, è un po’ inconsueto rispetto ai congressi presentati di solito in questo sito.

Si parlerà infatti delle conoscenze più recenti sui rapporti fra qualità del sonno e le diverse forme di decadimento mentale (Alzheimer, demenza a corpi di Lewy, altri disturbi cerebrali), e anche del decadimento mentale in relazione alla OSA.

Quest’ultimo aspetto è quello che ci avvicina di più al tema del convegno: negli ultimi anni sono stati pubblicati diversi lavori scientifici sul rapporto causale fra OSA e disturbi cognitivi, probabilmente provocati della ipossia intermittente a cui sono esposte, insieme ad altri tessuti del corpo, le cellule cerebrali. Questi studi dimostrano anche che la terapia della OSA è in grado di migliorare le lesioni cerebrali che sono alla base di questi disturbi.

Potete scaricare qui la locandina del convegno

PESCARA LOCANDINA CONVEGNO

e il programma completo

PESCARA BROCHURE CONVEGNO

La stesura e l’approvazione delle Linee Guida Italiane sono state frutto di una lunga discussione  fra i delegati delle principali Società Scientifiche che hanno un interesse nell’argomento. I firmatari del documento rappresentano infatti  AIMS (Associazione Italiana di Medicina del Sonno) SIMSO (Società Italiana di Medicina del Sonno Odontoiatrica), ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani), AIO (Associazione Italiana Odontoiatri), Collegio dei Docenti di Odontoiatria, e AIPAS (Associazione Italiana Pazienti con Apnee del Sonno).

Il documento consiste in quattro domande-chiave, che sono state sottoposte ai delegati, e nelle relative risposte. In analogia con i lavori fatti da altre società di diversi paesi, e citati nella bibliografia delle stesse linee guida, si è cercato di definire indicazioni e limiti dell’intervento odontoiatrico nella terapia dei disturbi respiratori del sonno.

Alcuni punti essenziali di questo lavoro sono indicati, in estrema sintesi, nelle due diapositive collegate a questo articolo; per vederle cliccate sul link qui sotto

Linee guida italiane

Per una informazione più completa, le linee guida sono riportate interamente nel link qui sotto:

Linee guida SIMSO 2014

Nei giorni 26 e 27 marzo si svolgerà a Roma un corso di aggiornamento su

Disturbi respiratori del sonno e patologie cardio-vascolari: nuove evidenze scientifiche“.

Il corso è diretto dal prof. GF Mennuni, e si  terrà presso LUniversità Cattolica del Sacro Cuore.

Per vedere il programma completo del corso e le informazioni sull’iscrizione cliccate sul link qui sotto:

Corso Roma OSAS e rischio CV

Sabato 3 marzo si terrà un convegno, organizzato dal locale Rotary Club, sul tema “Respira facile, dormi bene”.

L’occasione è la giornata mondiale sul sonno. Interverranno diversi relatori di grande esperienza nel settore.

Per avere tutte le informazioni sull’evento, cliccate sul link qui sotto:

Invito 3 marzo Vigevano

Obesità infantile 5: adolescenti

18 febbraio 2011 @ 08:00

Abbiamo visto in diversi articoli che l’obesità, nota finora per essere la causa più comune di apnee del sonno negli adulti, lo sta diventando anche nei bambini, almeno sopra i 10 anni.

L’obesità nell’infanzia e nell’adolescenza inizia per questo ad essere un  problema molto importante per chi si occupa di disturbi respiratori del sonno, e probabilmente lo sarà sempre di più nei prossimi anni.

Questo articolo comparso qualche giorno fa sul Corriere riguarda alcune possibili meccanismi causali dell’obesità nei ragazzi, e ci interessa quindi da vicino.

Per leggere l’articolo cliccate sul link qui sotto:

Adolescenti obesi (e dipendenti) – Corriere della Sera.

Sono state pubblicate da poco le Linee guida della Accademia Americana di Otorinolaringoiatria sulla tonsillectomia.

Dato che si tratta di uno fra gli interventi chirurgici più effettuati in USA (e in numerosi paesi del mondo), il lavoro di definizione di queste guidelines è stato molto esteso e complesso, e il documento che ne risulta è molto articolato. Vi riassumiamo brevemente alcuni fra gli aspetti più interessanti per chi si occupa di medicina del sonno…………

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La relazione fra intensità del russamento ed entità dei disturbi respiratori del sonno è l’oggetto di un interessante studio di Maimon e Hanly, pubblicato da poco sul Journal of Clinical Sleep Medicine.

Chi russa più forte non disturba solo chi dorme vicino a lui ( soprattutto se in un rifugio di montagna come nel disegno qui sopra), ma anche se stesso: infatti  ha una probabilità di avere disturbi respiratori del sonno che è tanto maggiore quanto più intenso  è il russamento.

Il rumore del russamento è prodotto dalla vibrazione che apre e chiude le strutture molli delle alte vie respiratorie (palato molle, base della lingua, pareti laterali della faringe, epiglottide), e questo fenomeno si verifica proprio perchè le vie respiratorie sono ristrette. Quindi risulta intuitivo che eventi ostruttivi più frequenti siano associati a russamento più forte. Tuttavia gli studi su questa relazione sono pochi, e di solito sono stati effettuati su piccoli gruppi di soggetti.

Lo studio che vi segnaliamo oggi è di tipo prospettico, ed ha seguito un gruppo di 1643 persone di entrambi i sessi per due anni. Il sonno di tutti i soggetti è stato esaminato, oltre che con questionari anamnestici, con una polisonnografia eseguita in laboratorio. L’intensità del russamento è stata valutata con un fonometro digitale.

L’intensità del russamento è stata misurata in decibel (dB). Nell’interpretazione dei risultati è importante sapere che……..

Questo articolo, pubblicato in settembre 2010 sul Journal of Clinical Rheumatology, descrive uno studio anamnestico effettuato su 423 pazienti consecutivi della clinica reumatologica di un ospedale universitario canadese.

A tutti questi pazienti è stato chiesto di rispondere ad una serie di questionari specifici per diversi disturbi del sonno: OSAS (questionario di Berlino), sonnolenza diurna (ESS), qualità del sonno (PSQI),  Sindrome delle gambe senza riposo (criteri diagnostici). Inoltre è stato somministrato il questionario CES-D per la valutazione della depressione.

I risultati delineano una prevalenza di sintomi dei  disturbi del sonno notevolmente più elevata che nella popolazione generale:

  • 25,7% dei soggetti presentava eccessiva sonnolenza diurna (ESS maggiore di 10)
  • 67,3% segnalava una qualità scadente del sonno (PSQI maggiore di 5)
  • 35,2% aveva un alto rischio di apnea del sonno (punteggio elevato al questionario di Berlino)
  • 24% dei partecipanti presentava i sintomi della Sindrome delle gambe senza riposo (RLS)

I pazienti con punteggi elevati alla scala di Epworth e al PSQI presentavano punteggi significativamente peggiori nella valutazione di dolore, stanchezza,  depressione, stress e nella situazione generale: in sostanza la malattia reumatica risultava peggiore nei pazienti con sonno più disturbato.

Le conclusioni degli autori sono che nei pazienti reumatici appare probabile una elevata prevalenza di disturbi del sonno misconosciuti: ipersonnolenza, scarsa qualità del sonno e probabilmente disturbi respiratori del sonno.   Il suggerimento è di includere una valutazione del sonno nell’inquadramento standard delle malattie reumatiche. Questa valutazione dovrebbe comprendere la ESS e i criteri per la RLS.

Potete leggere l’abstract dell’articolo cliccando sul link qui sotto:

Hypersomnolence and sleep disorders in a rheumatic disease patient population

Un ampio commento all’articolo è stato pubblicato sul Corriere della Sera:

Check up del sonno per i reumatici – Corriere della Sera.

Il titolo rappresenta una estrema sintesi dell’articolo, appena pubblicato su “Sleep”, che riferisce i risultati di una ricerca effettuata alla Università di Pittsburgh, diretta a stabilire se esista una associazione fra i disturbi del sonno e lo sviluppo della sindrome metabolica.

La sindrome metabolica è probabilmente la principale patologia emergente nella nostra epoca. Costituisce il principale fattore di rischio per le patologie cardiovascolari (arteriosclerosi, infarto, ictus cerebrale)  che sono attualmente la prima causa di morte. Il suo aspetto più evidente è l’obesità addominale, accompagnata da una serie di indicatori, che a loro volta sono fattori di rischio cardiovascolare.

Dato che la sindrome è, come dicevamo, un problema del nostro tempo, le definizioni esatte proposte sono state diverse negli ultimi anni. Riportiamo qui di seguito quella proposta dalla IDF (International Diabetes Federation) nel 2005, e riassunta in una presentazione italiana del 2009:

  • Presenza di Obesità addominale (circonferenza vita maggiore di 94 cm per gli uomini e 80 cm per le donne), più almeno due dei seguenti fattori:
    • Pressione arteriosa maggiore di 135/85
    • Glicemia a digiuno maggiore di 100 mg/dl
    • Trigliceridi nel sangue più di 150 mg/dl
    • Colesterolo HDL (“colesterolo buono”) minore di 40 mg/dl (uomini) o di 50 mg/dl (donne)

Vediamo qui di seguito in che modo lo studio di Pittsburgh è arrivato a stabilire la correlazione fra russamento e sindome metabolica: …………….

L’articolo che vi segnaliamo, appena pubblicato sul Journal of Hypertension, descrive uno studio multicentrico  effettuato su una casistica molto estesa: quasi 9000 persone, seguite per più di 10 anni in media.  In questa popolazione appare significativo il contributo della ipertensione arteriosa notturna, anche isolata, alla mortalità e al rischio di eventi cardio-vascolari, fatali e non fatali. Cioè, anche se la pressione arteriosa misurata di giorno appare normale, l’aumento pressorio notturno crea problemi, più gravi di quelli causati da un aumento solo diurno.

Va tenuto presente, anche se purtroppo l’articolo non fa cenno a questo aspetto,  che nella sindrome delle apnee del sonno (OSAS) si hanno ripetuti episodi di iperattività del sistema simpatico (“scariche di adrenalina”) durante la notte; questo causa  un aumento fasico della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa notturna. La OSAS è la prima causa nota dell’ipertensione in generale, in particolare di quella notturna. Per una illustrazione visiva di questo meccanismo rimandiamo al video “Apnea del sonno in 4 minuti“. L’effetto può poi estendersi ad un aumento della pressione arteriosa anche di giorno, ma l’evento primario resta l’incremento notturno.

Sarebbe stato interessante includere in questo studio, così lungo e complesso, anche i dati polisonnografici o almeno una ricerca anamnestica dei disturbi respiratori del sonno. Probabilmente la ricerca della cause dell’ipertensione notturna non rientrava negli scopi del lavoro, oppure lo studio è stato progettato prima che gli esperti in ipertensione considerassero la OSAS come causa importante degli innalzamenti pressori.

Per leggere l’abstract dell’articolo cliccare sul link qui sotto:

Prognostic value of isolated nocturnal hypertensio… [J Hypertens. 2010] – PubMed result.