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Articoli per la parola chiave ‘avanzamento mandibola’

Risultati sulle apnee del sonno

16 maggio 2010 @ 23:39

L’efficacia degli apparecchi dentali nella riduzione del numero di apnee e ipopnee per ogni ora di sonno (AHI) è stata studiata in tutti i lavori di ricerca sull’argomento.

La ampia revisione della letteratura fatta da Ferguson et al. nel 2006 per conto della AASM ha valutato, su 41 studi selezionati, una percentuale di successo di circa il 50% seguendo il criterio più restrittivo (successo = AHI<5 o <10) e  fino all’80-85% seguendo criteri di successo più larghi (= AHI <50% di quello di partenza e <20).

Un’altra importante revisione (Hoffstein, 2007) su circa 2800 pazienti valuta i successi al 54% usando il criterio più restrittivo e del 75% con quello più largo.

La CPAP è considerata il “gold standard” delle terapie per le apnee del sonno, e quindi diversi studi hanno confrontato l’efficacia della terapia con apparecchi dentali con quella della CPAP. A questo scopo i due trattamenti sono stati applicati in tempi successivi agli stessi pazienti (studi “crossover”) oppure su due gruppi diversi di pazienti randomizzati (cioè con caratteristiche uguali fra loro).

Nella revisione  citata prima di Ferguson et al che esamina 7 studi crossover fra CPAP e Apparecchi Dentali si arriva alle conclusioni seguenti:

  • Lo AHI è  normalizzato quasi nel 100% dei pazienti trattati con la CPAP, nel 60-70% dei trattati con AD.
  • I sintomi causati dalla OSAS (sonnolenza, ipertensione arteriosa) migliorano in misura simile con i due trattamenti, con un leggero vantaggio per gli Apparecchi Dentali.
  • L’aderenza alla terapia è molto minore con la CPAP che con gli AD.

In sintesi: la CPAP è più efficace, ma viene portata di meno,  per cui alla fine il vantaggio diminuisce, o si perde del tutto.

Su questo aspetto della accettazione da parte dei pazienti di Apparecchi Dentali e CPAP sono stati fatti numerosi studi, e quasi tutti evidenziano una maggior facilità ad accettare una terapia con AD che con la CPAP. I dati della accettazione degli AD sono molto elevati, e nei diversi studi variano in genere fra 80% e 90%.

La figura qui sotto sintetizza i risultati di un importante studio randomizzato effettuato in Olanda dal gruppo di Hoekema, e pubblicato nel 2008.  La differenza principale rispetto a studi precedenti è che l’avanzamento della mandibola (vedi apparecchi dentali, meccanismo d’azione) è stato maggiore fin dall’inizio della terapia (75% del massimo avanzamento possibile) per poi aumentare durante la cura fino al raggiungimento del  risultato ottimale. Inoltre i pazienti di questro studio erano mediamente più obesi e più gravi di quelli di altre ricerche precedenti. In questo studio si definisce  “successo terapeutico” l’ottenimento di un AHI minore del 50% del valore di partenza e minore di 20. Così ad esempio se il valore di AHI di partenza sarà di 20, consideriamo “successo” un AHI finale pari a meno di 10. Ma se il valore di partenza è 80, definiremo “successo” il raggiungere un valore inferiore a 20. Questo criterio è simile a quello utilizzato in altri lavori (v sopra Ferguson et al).

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Come si vede, anche in questo studio l’uso della CPAP permette una riduzione dello AHI a valori minori rispetto a quelli ottenuti con l’apparecchio dentale  (media 2,4 vs 7,8). Adottando il criterio di successo descritto sopra tuttavia si nota che:

  • Nelle forme di OSAS lieve o moderata la % di successi con le due terapie è uguale (84% per gli AD, 80% con la CPAP).
  • Nelle forme gravi (AHI di partenza superiore a 30) la CPAP risulta più efficace (e in effetti è raccomandata come trattamento di prima scelta per queste forme), ma comunque gli apparecchi dentali consentono di curare con successo il 70% dei casi di OSAS grave.
  • Un terzo risultato importante (non riportato nel grafico) è che tutti gli altri parametri soggettivi considerati nello studio (sonnolenza, qualità della vita, livello di energia durante il giorno, indici di  ansia e depressione psichica ) sono migliorati in modo identico dal trattamento con CPAP e da quello con apparecchi dentali.

Un altro lavoro recente e importante di confronto fra i risultati di CPAP e Apparecchi Dentali è lo studio cross-over di Gagnadoux et al pubblicato nel 2009. Qui il criterio di successo adottato è leggermente diverso: vengono considerati “successo totale” i casi in cui la riduzione dello AHI è superiore al 50% del livello di partenza e minore di 5, e successo parziale le riduzioni di almeno il 50% ma con AHI superiore a 5. “Fallimenti” i casi in cui non si ottiene riduzione di AHI almeno del 50%. La figura che segue è la sintesi dei risultati ottenuti con la terapia dentale.

Colonne bianche: successo totale. Colonne grigie: successo parziale. Colonne nere: fallimento

  • Come si vede anche qui la percentuale globale di successi è molto alta, e anche qui nei casi di OSAS lieve e moderata (AHI minore di 30) la percentuale di successo totale è maggiore che nelle forme gravi, in cui prevalgono i casi di successo parziale (colonna grigia dell’istogramma).
  • Anche in questo studio i risultati con la CPAP sono migliori (valori di mediana AHI = 2, contro 6 con gli AD), ma le differenze non sono grandi e riguardano soprattutto i casi di apnea grave.
  • Anche qui, come in molti altri lavori, i risultati delle due terapie su sonnolenza e livello di attenzione sono uguali. In questo studio la sonnolenza è stata valutata anche con test obiettivi oltre che con la scala di Epworth , e i risultati sono praticamente identici.

Meccanismo di azione

22 aprile 2010 @ 20:41

Gli apparecchi dentali prevengono il russamento e l’apnea ostruttiva agendo direttamente sul meccanismo che li produce: spingono la mandibola in avanti durante la notte, come si vede nelle due immagini qui sotto. Nella prima sono rappresentate le prime vie aeree ostruite, nella seconda si vede come l’apparecchio dentale porta avanti la mandibola.

Questo spostamento trascina avanti anche la lingua, l’epiglottide e il velo del palato (l’ugola), e mantiene così aperte le vie aeree.

Ogni apparecchio è fatto su misura per il paziente, per cui vanno prese le impronte delle due arcate dentarie e un morso di costruzione, cioè un’impronta particolare che serve a definire la posizione reciproca delle due arcate in cui va costruito l’apparecchio. In pratica il dentista deve fornire al laboratorio la posizione esatta in cui va avanzata la mandibola all’inizio della cura. In seguito il dentista valuterà se e quanto avanzare ulteriormente la mandibola, sulla base di diversi parametri:

  • Russamento (scomparso, accettabile…).
  • Comfort del paziente (l’avanzamento non deve essere tale da creare problemi, e deve essere realizzato in modo graduale).
  • Studio del sonno: il monitoraggio va ripetuto quando si ritenga che l’avanzamento sia sufficiente. Senza questa avvertenza il rischio è quello di curare il russamento senza correggere del tutto l’apnea del sonno.

Tutti gli apparecchi di ultima generazione consentono di regolare in modo molto fine la misura dell’avanzamento, e quindi di trovare la posizione migliore e più adatta ad ogni paziente.

Nel disegno che segue l’apparecchio dentale è un po’ ingrandito e colorato in giallo per evidenziare il meccanismo d’azione: la mandibola viene trattenuta in avanti dall’apparecchio e le vie aeree non sono più ostruite.