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Risvegli e frammentazione del sonno
Il sonno normale è costituito da diversi cicli (di solito 4-5 per notte). Ogni ciclo comprende fasi di sonno più o meno profondo: dallo stadio 1, il più superficiale, allo stadio 4, il più profondo, e termina con una fase del cosiddetto sonno REM (caratterizzato da movimenti rapidi degli occhi, Rapid Eye Movements). La fase REM è quella in cui facciamo la gran parte dei nostri sogni. Se il soggetto viene svegliato in fase REM è ancora “nel” sogno, e quindi lo ricorda perfettamente.
La figura che segue mostra le fasi del sonno, qui diviso in 5 cicli, in condizioni ideali
Come si vede i cicli del sonno non sono uguali fra loro: nella prima parte della notte prevale il sonno profondo, che ha soprattutto la funzione di riposare corpo e mente. Nella seconda parte prevalgono le fasi superficiali e aumenta la parte di sonno REM, che in qualche misura ci prepara al risveglio.
Nella sindrome delle apnee del sonno la situazione è diversa: le interruzioni continue dovute ai risvegli (“arousal”), che sono necessari a consentire la ripresa della respirazione, causano la frammentazione del sonno, di cui abbiamo un esempio nella figura che segue (Patil, 2007).
Come si vede il sonno è frammentato, cioè la struttura è alterata da continue interrruzioni (risvegli elettroencefalografici, o arousal) e non si arriva quasi mai ad ottenere un sonno profondo. E’ difficile individuare dei veri e propri cicli del sonno e le fasi REM sono più numerose e disposte in modo irregolare nella notte. Questo tipo di sonno è poco ristoratore, e si associa di solito a sonnolenza diurna, esattamente come accade se c’è una durata insufficiente del sonno notturno.
Lo schema che segue sintetizza le conseguenze più importanti della frammentazione del sonno.